LA RABBIA
TITOLO La Rabbia (studio preparatorio)
REGIA Pippo Delbono
CAST Filippo Timi, etc…
ANNO 1995
INFORMAZIONI Nel 1995 debutta questo spettacolo dedicato all’opera e alla figura di Pier Paolo Pasolini. La Rabbia, attraverso un percorso che, muovendosi ai margini del teatro abituale, coniuga teatro e danza, drammaturgia e improvvisazione, realtà vissuta e poesia, porta all’estremo l’idea dell’attore che non recita, non interpreta ma si avvicina alla vita, avvicinandosi così al mondo pasoliniano. “Ma non è uno spettacolo su Pasolini”, precisa Delbono, “sono immagini che possono richiamare momenti della sua opera, della sua vita, ma soprattutto della nostra: solo così mi sento in grado di offrire qualcosa a Pasolini, alla sua memoria.” Lo spettacolo non è, dunque, una commemorazione ma una dedica, un omaggio che nasce da un’intima corrispondenza con l’uomo e l’artista Pasolini e da quella vitale necessità che da sempre è l’ispirazione prima dei lavori di Delbono e Robledo. Lo spazio scenico è nudo, semplice. Di una semplicità che deriva da anni di scavo e ricerca formali. Al suo interno si materializza un gioco in cui gli attori entrano ed escono con la leggerezza di angeli. Il tutto avviene in scena: Pepe Robledo dirige a vista luci e fonica, intervallando il ruolo di ‘tecnico’ con quello di attore. Il risultato è un evento di grande intensità e poesia, di un’essenzialità di forme e contenuti. “…innocenza. Parlare con gli uccelli. Correre e urlare nel deserto. Il mondo di Charlot. …Mi ricordo che negli anni ’70, quando c’era il boom economico e tutti parlavano di macchine, di mode, di pubblicità, di prodotti nuovi, mio padre si ostinava a parlarmi in dialetto genovese, e questo mi faceva vergognare… …Mi ricordo che quando ero in Argentina si viveva ascoltando la Carrà, e dietro c’erano i desaparecidos… …Spesso quando penso a Pasolini mi viene in mente mio papà, e il suo modo di essere fuori posto in tutte le circostanze. E mi ricordo di aver letto che Pasolini si era presentato a un premio letterario sporco dopo aver giocato a pallone, e rideva. Mi ricordo le recite all’oratorio mi ricordo il circo i presepi con finti angeli mi ricordo il fiore delle mille e una notte e il Gesù e il grande bisogno d’amore e Rimbaud e Salò. La Rabbia non è uno spettacolo sull’opera di Pasolini, ma si rifà a sue parole, a sue immagini che hanno toccato me nella vita e le persone che lavorano con me. Un evento che forse non è teatro; suggestioni che possono richiamare momenti della sua vita, ma soprattutto della nostra. Come Pasolini stesso dice nel Decamerone “perché realizzare un’opera se è meglio sognarla soltanto”, oppure nelle Mille e una notte “La verità non sta in un sogno ma in molti sogni”. Ecco, solo così mi sento in grado di offrire semplicemente, sinceramente qualcosa a Pier Paolo Pasolini. E le sue parole, unite a quelle di un poeta da lui amato, Rimbaud, vorrei che fossero come un’eco, una memoria che diventa viva e presente. “Stiamo andando verso lo spirito. È una cosa certa. È l’oracolo, oracolo quel che dico. Io capisco, e siccome non mi so spiegare con parole pagane, vorrei tacere…”, Arthur Rimbaud. “La rivoluzione vuole una sola guerra: quella dentro gli spiriti, che abbandonano al passato le vecchie sanguinanti strade della terra“, Pier Paolo Pasolini, La Rabbia”. (Pippo Delbono)