PAOLO DI TARSO
TITOLO
Paolo di Tarso
REGIA
Dario Marconcini e Paolo Billi
CAST
Filippo Timi, Lorenzo Minelli, Alessandra Carlesi, Antonella Caron, Mario Lembo, Virginia Martini, Antonella Questa
ANNO
1994
INFORMAZIONI
“Paolo Di Tarso”, spettacolo ispirato alla complessa figura del Santo e “dedicato a un film mai fatto di Pier Paolo Pasolini”. La drammaturgia si poggia oltre che sugli scritti di San Paolo, su testi di Pasolini “Transumanar e Organizzar”, “La divina Minesis” e di Nietzsche. Le tappe della vita del cammino spirituale di Paolo si snodano in un susseguirsi di episodi rivissuti in una sorta di gioco psicodramma.
“In una Milano immersa nei commenti e nelle interpretazioni che sfrigolano tutti intorno sulle dimissioni di Antonio Di Pietro (…) scelgo di andare in periferia al Teatro CRT (Centro di Ricerca per il Teatro) di via Ulisse Dini per vedere “Paolo di Tarso”, dedicato a un film mai fatto di Pier Paolo Pasolini dagli autori Paolo Billi e Dario Marconcini (…) una via buia di periferia, un portone difficile da rintracciare, ma poi una volta dentro c’è l’atmosfera delle cose che stanno per accadere, come è per l’appunto in teatro. Lo spettacolo è appena iniziato, si entra quasi di soppiatto su una gradinata breve che dà su un tappeto rosso, otto metri per dodici, con una ventina di sedie disposte sui lati lunghi. C’è un attore che indossa un cappotto grigio e un cappello floscio, giovane, potrebbe essere Saulo (Paolo è il nome da cittadino romano, Saulo era ebreo, e romano per cittadinanza comprata dal padre ricco tessitore), che sta dicendo: “Chi deve chiedere perché chiede pietà”, si toglie il cappotto mormorando ” l’aver amato, l’aver conosciuto” , parla con voce sommessa, perfino un po’ pretesca (temo che questa osservazione non piacerà all’attore in questione, ma tale mi è parsa). A un tratto una ragazza grida dal fondo scuro del salone: “” La donna è nata per fottere”" (è una bella ragazza, tutte e quattro le ragazze del gruppo sono fisicamente attraenti e sensuali) e ancora : ” L’amore è assurdità, ciò che conta è fottere! “.
Solo ora mi accorgo che “Saulo” ha un libro in mano (gli Atti degli Apostoli suppongo e da alcune frasi che dirà più tardi ne ho la conferma). La ragazza bionda si spoglia nuda, dice :” Anche il peccato abita in me”, poi si accuccia per terra e poi fugge via e scompare. Un ragazzo magro, siciliano da come pronuncia la lingua della sua terra, attacca a suonare la fisarmonica. Si capisce subito che si cerca di “montare” il presente, cascami mode culturali stilemi, sul tessuto scritto da Saulo di Tarso, prendendo dagli “Atti” o dalle “Lettere”. Traspare il tentativo di contrapporre l’Utopia di Saulo con le cose terrene che la frenano e la intorbidano vanificandola; S. Paolo è il Fondatore del Cristianesimo (intuisce subito che va esportato a Roma va piantato nella Capitale dell’Impero altrimenti resterà folclore) e sta al Cristo (o come preferisco chiamarlo io Jesciua) come Lenin sta a Marx. Interpreti e insieme “traditori” dell’utopia primaria, praticamente intrasferibile in estensione ma soltanto interpretabile dentro l’essenza della vita di ognuno. Ho divagato, ritorno allo spettacolo. Sette attori, quattro donne e tre uomini, tutti molto giovani, pieni di entusiasmo religioso, si direbbe, cioè attori immedesimati, forse “ipocriti” ma attori, e due di essi, un ragazzo che canta anche ed ha movenze da acrobata e una ragazza dal sorriso luminoso, esile e nervosa, esprimono molta energia e determinazione interpretativa (…)”
(Giorgio Albertazzi (da L’Italia, 21 dicembre 1994).